Cinque Ragazzi (F. Campora)
Sopra una strada dalle parti di Roma, cinque ragazzi con una macchina
piccolina
Era il 1970, era la notte del 26 settembre.
Due davanti e tre dietro, dalla Calabria erano partiti
Certi documenti dovevano portare, e di nessuno si potevano fidare.
Mentre passavano dalla citta di Cosenza dicevano: della verità non se ne può
fare senza.
Sulle montagne della Basilicata dicevano: in tutta Italia ci sono bombe ed
attentati.
E c’è implicata un mondo di gente, queste bombe ammazzano innocenti
E le mettono stragisti e sbruffoni, persone segrete e imbroglioni arricchiti
E tra un colpo di acceleratore e il racconto di una storia d’amore
Tra una risata di vera allegria e una storia d’arte e d’anarchia
Però cattiva gente li seguivano, che i loro documenti volevano perché dentro
quelle carte c’erano scritti i rivelatori di orribili delitti. Questi documenti erano
dentro una cartella e parlavano di una strage di persone su un treno, a Gioia
Tauro, due mesi prima, 6 morti e 140 feriti. Parlavano di fatti di violenza usata
per arricchire i potenti, fatti terribili di sangue rosso a terra, fatti di piazza,
bombe e rivoltelle, c’era chi voleva portare l’Italia in confusione, per mezzo di
una strategia della tensione.
Sopra una strada dalle parti di Roma, cinque ragazzi con una macchina
piccolina
E adesso che siamo qua (E. Ruffolo, 1978)
E adesso che siamo qua diciamolo cantando
Che non vogliamo vivere questa vita
Comanda gente che non conosciamo proprio
Teste grosse, parole a non finire
Orecchie larghe pronte a sentire il peccato
E gira volta e fotti, passa la vita dentro le mani di questi signori
E noi non vogliamo niente da questi bei signori
Ne soldi e ne ricchezze,
Ne macchine di lusso,
Ne strade ammazza gente,
Vogliamo solamente campare e lavorare come ci piace a noi
Ma già un raggio di sole si alza piano piano
In mezzo ai disoccupati,
in mezzo ai sottopagati,
in mezzo a queste crine lunghe
di donne sfruttate quando sono figlie e quando sono sposate
e sono i primi raggi che escono da questi paesi
dando un altro colore
a queste facce sbiadite
senza più allegria,
senza più un sorriso,
per chi è più sincero e campa con una speranza di libertà
Girando ste fiere e ste feste (F. Campora, 1978 – conosciuta anche
come Il Primo Maggio a Spezzano)
E sono stato il primo maggio a Spezzano
Cos’hai combinato il primo maggio a Spezzano?
Mi son comprato un cesto pieno di pane
Il primo maggio a Spezzano
E sono stato alla festa di S. Antonio
Cos’hai combinato alla festa di S. Antonio?
Ho guidato un postale che non suona
Alla festa di S. Antonio
E sono stato alla festa di S. Rocco
Cos’hai combinato alla festa di S. Rocco?
Un pupazzetto che si muove quando lo tocchi
Alla festa di S. Rocco
E sono stato alla fiera degli animali
Cos’hai combinato alla fiera degli animali?
Un asinello ho legato a due pali
Alla fiera degli animali
E sono stato alla fiera del Savuto
Cos’hai combinato alla fiera del Savuto?
Mi son bevuto tutto il vino con un imbuto
Alla fiera del Savuto
Ci siamo messi a cantare ste canzoni
Cos’hai combinato per cantare ste canzoni
Mi son messo in testa di far divertire sti ragazzi
Per cantare ste canzoni
La canzone dell’anarchico federalista (F. Campora, 1978)
Conosciuta anche come “Il padrone della terra mia” o “Siamo
dell’anarchia”
Il padrone della terra mia, mi ha parlato della democrazia
Mi ha parlato della produzione, mi ha parlato della coogestione
Poi mi ha detto: ”ti do il biglietto, vai a vederti la partita allo stadio, vai ad
ubriacarti alle cantine, vai con le donne di strada…”
No no no! vattene! Questa cosa non è per me!
Sono nato libertario, sono federalista , sono dell’anarchia!
E venuto un brigatista e mi ha detto: “ facciamo il partito.
Il partito della rivoluzione e spariamo alla gambe il padrone”
Poi mi ha detto che :”quando vinciamo, facciamo lo stato noi cinque o sei
Che siamo stati la testa armata della rivolta del proletariatu”
No no no! Vattene! Questa cosa qua non è per me!
Sono nato libertario, sono federalista, sono dell’anarchia!
E’ venuto un militarista e mi ha detto: ”vieni con me
Ti regalo una bella divisa con altri mille uguali a te
Quando c’è l’ordine tu devi sparare, ti dico io dove mirare
A noialtri devi difendere fino a quando ti mando a morire”
No no no! Vattene! Questa cosa non è per me!
Sono nato libertario, sono federalista, sono dell’anarchia!
E’ venuto uno di una lista, e mi ha detto: ”vieni con me,
il nostro progetto è molto avanzato e di meglio non c’è mai stato,
operimo per la società, ma andiamoci piano con la libertà,
noi intrallaziamo e tu devi lavorare e cerca di non lamentarti”
No no no! Vattene! Questa cosa non è per me!
Sono nato libertario, sono federalista, sono dell’anarchia!
Ed ogni volta all’elezioni vengono tutti i partiti a parlare: “ vota per me! Vota
per me! Manda più gente del mio partito! Che poi noi quando siamo la sopra,
ti facciamo un mondo di riforme, ti diciamo noi quello che devi fare e tu ti devi
far comandare”
No no no! Vattene! Questa cosa non è per me!
Sono nato libertario, sono federalista, sono dell’anarchia!
L’emigrante (F. Campora, 1979)
Siamo una razza che va girando
A noi ci puoi trovare a tutte le parti
Siamo una razza che va girando
Sappiamo noi quanto il mondo è grande
Sappiamo noi quanto ci mette ad andare
Un aereo per new york e poi tornare
Noi siamo a tutte le parti siamo tanti
Noi siamo emigranti
La terra nostra ci siamo dimenticati
La terra rossa, quella seminata
Il mare bello pieno di lampare
Campagna bella che ti fa campare
Davanti a noi tutti si danno da fare
Politicanti ministri e tutti i santi
Tutti sono buoni a parlare d’avanti
D’avanti agli emigranti
Di noi ne parlano alle riunioni
Giornali radio e televisioni
Una volta ne ha parlato il presidente
E io mi ricordo che ero ancora studente
A dire il vero non ho capito niente
Dalla confusione ho messo pure gli occhiali
Per la miseria siamo proprio importanti
Noi siamo emigranti.
Quando viene l’Anarchia (F. Campora – 1980)
Quando viene l’anarchia,
devo dare un bacio alla mia donna
Prendo la chitarra e ad un angolo
Voglio cantare una bella canzone
Quando viene l’anarchia
Voglio saltare e sei fesso se non sei con me
Devo lavorare senza padroni
Ti alzi la mattina e ti metti i pantaloni
Quando viene quest’allegria
Voglio viaggiare in ferrovia
Tutti gli scambi devono funzionare
Alla meta devo arrivare
E quando sale la pazzia
Voglio pensare a un santo mio
Ogni rispetto voglio portare
Il mio braccio non deve far male
E se cambia la compagnia
Ogni cosa deve andare in armonia
Ogni persona è un fiore d’amore
Ogni cuore batte per te
Si dice libertà (F. Launi)
Si dice che in Italia abbiamo la libertà
Perché possiamo parlare e possiamo pure votare
Ma siamo certi che questa è libertà?
La libertà è tutta un’altra cosa
Anche se è giusto che si può parlare
La libertà è: poter lavorare
Poi certa gente mi chiama vagabondo
Ma per lavoro io sto girando il mondo
Stasera parto e a mia moglie la lascio qua,
credete proprio che questa è libertà?
A questi signori io gli voglio dire,
che noi all’estero andiamo a lavorare,
cosa credete? Che qua non vorremmo stare?
Qua siamo nati e qua vorremmo campare!
Ieri Ciccio si è sentito male,
l’abbiamo portato subito all’ospedale,
quei dottori non sapevano che fare,
e l’hanno mandato a Roma ad operarsi.
Oh cara gente di questa terra mia,
oh com’è brutta ogni malattia,
per curarci dobbiamo andare via
credete proprio che questa è libertà?
La libertà è tutta un’altra cosa,
anche se è giusto che si può parlare,
la libertà è: poter lavorare
Non per far parole (E. Ruffolo)
…attenzione!
Parliamo petto a petto, parliamo a quattr’occhi che il tempo se ne va…
Se stiamo a dire queste cose, se stiamo a fare queste cose, se sitiamo a
cantare qua
Non è per far parole, ne chiacchiere vuote, ma è solo per campare
Vogliamo campare qua, dove noi siamo nati, è questa la vita nostra
Vogliamo per diritto l’amore e il lavoro, è questa la rabbia nostra
E non come pensate! E non come voi dite! Ma con la testa nostra!
Calabria terra bella, Calabria Dei briganti, Calabria dei ribelli
Come ti hanno spogliata! Come ti hanno rubata! Ma rimani sempre bella!
In mano a questi lestofanti e a sti rapinatori noi ora ti lasciamo!
E voi cari signori, care femmine grandi, pensate a questi ragazzi
Che giocano sulla spiaggia, che giocano in strada, che guardano curiosi
E’ ora di vestirli della gioia di vivere dello straccio più bello!
E invece a ste persone che andate a comandare, che andate a dire del bene
Amici di portafoglio, ruffiani ed egoisti che ci vedete appena
Diciamo: che la gente calabrese non sa cos’è l’arresa!
Strina del Giudeo (Tradizionale)
Questo nome mi hanno messo di Giudeo
Perché rispetto non porto a nessuno
Né alla carne né al sangue mio
Che sono sempre all’erta per cantare
Ogni parola è più di una coltellata
Che sa di sfregio e sangue deve lasciare
Nemici ho assai in questo paese
Amici non ne ho e non ne voglio
Che chi tocca a me ne paga le spese
Che io da una sola cosa trovo sfizio:
Dovrebbe venire un forte terremoto
Oppure il giorno del giudizio
Dei poveri non ho compassione
Dei ricchi mi strapperei i costoni
Dei santi non trovo nemmeno devozione
Nemico di governo vecchi e nuovi
Questo stato sbirro della Polizia
Ma dove tu mi attacchi, lì non mi ci trovi
Vorrei vedere i preti bruciare
Dentro le vampe del paradiso
E per il pentimento bestemmiare
Vorrei vedere i giudici in galera
I tribunali diventare cantina
I codici venduti dentro la fiera
Vorrei che affannassero i potenti
Che la strada pulissero con la lingua
Davanti al più straccione dei pezzenti
Se tutto questo non arrivassi a vedere
Mi faccio lo stesso questa bella cantata
Più buio di mezzanotte non può venire
Una volta c’erano (G. Vespucci)
Una volta c’erano i padroni
che comandavano a tutte le persone
E loro erano sbruffoni
Volevano far paura a tutti quanti
Una volta c’erano i padroni
Dicevano di essere i veri signori.
Una volta c’erano i parlamenti
Che rubavano alla povera gente
Insieme a questi presidenti
Che come i primi non servivano a niente
Una volta c’erano i parlamenti e pure i presidenti
Mo di queste cose non è rimasto più niente.
Davvero più niente.
Una volta c’era il Vaticano
Con tanti vescovi e i cardinali
Alle mani avevano più di cinque dita
Proprio come i partiti
Una volta c’era il Vaticano
Con tanti vescovi e cardinali
E i partiti per fortuna sono finiti pure loro
Una volta c’erano i generali
Pensavano solo a far la guerra e a mangiare
Erano grassi e brutticelli
Facevano sempre piangere i bambini
Una volta c’erano i generali
Che poi un giorno si son sentiti male
Erano rimasti poverelli
Senza fucili e senza cappelli.
Dove va Giacinto
F. Campora- A Giacinto Cupelli, anarchico di Lago, CS (1886-197X)
Dove va Giacinto dimmelo
Sto andando dal fabbro a lavorare
Il colpo di martello lo do bene
Ma il guadagno e solo del riccone
E che ci fai con queste quaranta lire?
Le mando a Roma ad Enrico Malatesta
“Pensiero e Volontà” mi deve spedire
Chi diede l’anarchia voglio capire
Che nome vuoi dare a questo bambino?
Gli voglio dare il nome di Bakuninu
Il prefetto mi dice che non si può fare
Ma io pure Galleani lo devo chiamare.
E chi sono queste persone forestiere?
Li manda un certo Michele Bianchi
Mi vogliono intimorire questi squadristi
Ma io ho la forza dell’anarchista.
E ora che fai giacinto, dimmelo
Mi imbarco per New York a lavorare
Fascisti teste basse e dittatura
In Italia è tutta una forgiatura
Chi sono queste persone in strada?
Per Sacco e per Vanzetti siamo radunati
New York e tutto il mondo sono avvelenati
Questi due bravi compagni hanno ammazzato
Chi sono i tuoi amici più cari?
Sono quelli de l’Adunata dei Refrattari
Dovunque vada ho il benestare
Mangiare bere e ragionare
Il mondo d’oggi
(F. Campora 2009 – 2017)
Il mondo d’oggi è una prova evidente
Che l’anarchista ha ogni ragione
E gli altri non hanno capito proprio niente
Il comunismo o la democrazia
Ogni regime è un fallimento
Il socialismo e pure la monarchia
Tu vai a votare per quella persona
E pensi che lui divida la ricchezza
Ma a te non ne tocca neanche una
Lo stato è pieno di gente scostumata
Politici arraffoni e cerca soldi
Senza vergogna e con una cattiva nomea
La religione fa discorsi belli
Per cose che sono già dentro la natura
Che tutti quanti siamo già fratelli
C’è l’obbligo d’andare a lavorare
Perché hanno messo in mezzo i denari
Ti fanno credere che non puoi mangiare
E l’anarchista è sempre sotto tiro
Che libertà e coscienza ha per guida
Guarda il mondo e tira un sospiro
L’America e Lago dove sono nato
La voce mia è ferma e ben temprata
Anarchico è il pensiero e va a memoria
E verso l’anarchia va la storia
Il monumento di Belmonte (E. Ruffolo)
A Belmonte c’è un Pilone
E dov’è? E dov’è?
Sopra un colle con tanti pini
Abbiamo capito! Abbiamo capito!
Lo hanno fatto a Michele Bianchi
Uomo giusto uomo santo
Che per campare un altro tanto
Rimaneva pure senza mutande
Ed alla cima ci sono tre ferri
E come sono? E come sono?
Sono sistemati che sembrano in croce
E la matò! E la matò!
E quella croce con quel pilone
Sono una coppia proprio dei buoni
Io te li purgo dai peccati
Io se non lavorano li piglio a pedate
Volete sentire come hanno fatto?
Come hanno fatto? Come hanno fatto?
A fare una cosa tanto grande
E la matò! E la matò!
Lavora oggi e lavora domani
Spendici oggi spendi domani
Nel frattempo la gente con le pezze al culo
Scappava all’estero per il lavoro
Il Pernacchio (E. Ruffolo)
Non posso sopportare questa situazione
Nemmeno le cazzate della televisione
Non posso sopportare questa distruzione
Che avanza sempre ed in continuazione
Non posso sopportare certa gente
Che a gli altri non vede proprio per niente
Hanno più corna loro di un montone
Ci hanno rotto proprio il battaglione
Ne hai sentito dire di certi calamari
Che vogliono un governo di militari
Figurati poi a questa gente qui
Per bibita gli darei la pipì
Cari ragazzi qua siamo alle corde
C’è gente che non pensa ad altro che ai soldi
Figurati poi a questa gente qua
Li sotterrerei proprio nella cacca
Sentite che di ruffiani è pieno il mondo
Se ne trovano a quintali più del tonno
Si aggrovigliano peggio dei serpenti
Ci hanno proprio rotto il battaglione
Queste parole sono come un pernacchio
E possono dare fastidio all’orecchio
Ma questa canzone è come un prurito
Che se non lo gratti sembri rimbambito
Il terremoto con il volante (F. Campora – 1980)
Dovrebbe venire un bel terremoto
Che buttasse a terra
Case palazzi e fabbriche
Case palazzi e fabbriche
Però questo terremoto dovrebbe essere comandato
Da una mano invisibile che gettasse a terra
Certe case certi palazzi e certe fabbriche
Per prima cosa di tutte dovrebbe gettare
I carceri e le galere
Dove c’è pieno di povera gente
Poi per seconda cosa dovrebbe gettare
Le case che tutti questi signori si sono fatti offendendo la natura
In questo momento farei scomparire
Tutti questi missili queste armi e questi cannoni
Per non far soffrire più a nessuno
E la terra trema e la terra trema
E quando trema la terra
Tremano i potenti del palazzo
Tremano i potenti del pazzo
Terremoto Terremoto
Butta a terra tutte queste fabbriche
Fabbriche di cancro e di morte
Fabbriche di fumate nere
Terremoto… Terremoto
Nino (ricordo di Nino Malara, F. Campora)
Nino, il ferroviere
A Reggio di Calabria con Bruno agitatore
Treno carico d’armi
Vediamo cosa dobbiamo fare contro a queste brutte guerre
Ed il locomotore che non parte più
Nino vai al confino
Ti mando a Favignana a Lipari in catene
Prigioni degl’innocenti
Anti fascisti anarchici ribelli a centinaia
La mia grande famiglia che non muore mai
Resto oppure espatrio
Sotto a questa dittatura restare o emigrare
Passa di mano in mano
Una stampa clandestina a Cosenza al mercato
Ed io resto in Italia e non parto più
Nino un bicchierino
All’anarchia alla storia a Malatesta alla vittoria
Quando torni in Calabria tu vienici a trovare riprendiamo il sindacato
Facciamo propaganda e non ci lasci più
Stai accorto (F. Campora – 1980)
Se ti dicono stai buona a che serve la discussione
Basta uno che fa la scelta basta una persona intelligente
Se ti dicono non parliamo, a che serve che ragioniamo
Se ti dicono questo qua, stai accorto ti vogliono fregare
Se ti dicono pensa a fare per prima cosa i denari
Fregatene di tutto il resto falli da solo e falli presto
Se ti dicono senti qua tu non aspettare tempo
E ti fanno fesso e contento
Stai accorto ti vogliono fregare
Se ti dicono non lottare devi andare a votare
Scegli i tuoi rappresentanti sono belli sono tanti
Se ti dicono metti una croce mettila a questo partito qua
Che non c’è bisogno di alzare la voce, stai accorto ti vogliono fregare
Se ti dicono che il mondo è stato creato rotondo
E, amico, lo sfruttamento sarà sempre presente
Se ti dicono non lottare! Ma chi te lo fa fare?
Se ti dicono non ti arrabbiare stai accorto ti vogliono fregare
Se ti dicono stai a casa lava i piatti e stai buona
Guardati la televisione segui la pubblicità
Se ti dicono pensa ai figli falli crescere come conigli
Per il bene dell’umanità stai accorto ti vogliono fregare
L’anarchico Paolano (in ricordo di Giacomo Bottino di G. Vespucci)
Di San Paolo del brasile eri tornato
Muratore-stuccatore di lavoro imparato
Però la tua mente guardava assai avanti
Volevi un mondo giusto per tutti quanti
Un mondo senza oppressi e senza oppressori
Un mondo senza falsi signori
Ma è come se avessi peccato e per questa gente
Da quel momento Giacomino non valeva proprio più niente
Alla casa di Malatesta eri rifugiato
E la una ragazza anarchica hai incontrato
Lei donna toscana con polso e tanto bella
Te ne sei innamorato, si chiamava: Ida Scarselli
Il ventidue (1922) a Roma denunciato e minacciato
Perché eri contro la guerra e contro lo stato.
Arrestato a Messina, Lipari e Ponza confinato
La maggior parte della tua vita processato e perseguitato
Al casellario politico sei stato scritto:
Sovversivo vuoi stare in pace? Devi camminare dritto.
Non te ne fregato niente ed hai combattuto
Libertà giustizia Amore tu ci hai creduto
Quest’anarchico Paolano Calabrese
Lo porti dentro il cuore con un sorriso
Brindiamo con un buon bicchiere di vino
Ricordando a tutti Giacomo Bottino
Stornelli sociali Calabresi (F. Campora)
Ho saputo che vai criticando
Partiti corruzione e come e quando
Ma quando è il tempo delle votazioni
Ti vendi la coscienza e le intenzioni
Ogni ragionamento che fate
Di libertà e rispetto lo riempite
Poi gli affiancate ma, però, comunque,
Invece, tuttavia, altrimenti, quantunque
Partecipi a riunioni e comitati
Autunni inverni primavere ed estati
Ma appena la cosa va un po’ storta
Mi faccio i fatti miei e buonanotte
Ti meravigli di tutti questi migranti
Perché non lavorano dove sono nati
Ma quando tocca a te ad andare fuori zona
Se c’è guadagno la migrazione è buona
Sei contro alla violenza e al sopruso
Contro gli assassinii, guerre ed ogni abuso
Ma poi vai a votare ai partiti
Che degli eserciti sono gli sposi
Non sia mai femminicidio e bulli
Lo stalking o il far piangere i bambini
Ma se queste cose li fanno i militari
La guerra è guerra e che ci vuoi fare.
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